GLI STRUMENTI FINANZIARI: cosa sono e quali sono i più comuni

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Gli strumenti finanziari sono una specifica categoria di prodotti finanziari finalizzata agli investimenti di natura finanziaria. Possono essere gestiti solo da intermediari qualificati. La definizione è molto ampia e include una lista di strumenti che può essere aggiornato dal legislatore e il modo più efficace di rispondere alla domanda (cosa sono gli strumenti finanziari), è quindi un elenco. È questa la strada scelta dal Testo Unico della Finanza, che fa da riferimento nell’ordinamento italiano.

Il TUF spiega, prima di tutto, che cosa non sono gli strumenti finanziari. Sono esclusi gli strumenti di pagamento  (come i contanti, le carte di credito, gli assegni) e anche alcuni prodotti, come il conto corrente, che non hanno come fine l’investimento. Il TUF, quindi, non dettaglia una definizione stringente, ma traccia il perimetro degli strumenti finanziari con un preciso elenco costituito da 11 tipologie, molte delle quali includono diversi strumenti.

Tra gli strumenti finanziari più comuni ci sono le AZIONI, cioè titoli che conferiscono il possesso di una quota societaria e diritti (diversi in base alla tipologia di azioni) nei confronti della società. Per definizione, le azioni costituiscono capitale di rischio. Vuol dire che non ci sono garanzie sul ritorno dell’investimento.

Altro strumento molto diffuso sono le OBBLIGAZIONI, utilizzate da Stati e imprese per raccogliere liquidità in cambio di un rendimento (anche in questo caso, con alcune differenze in base alla tipologia di obbligazione). Come sempre, non si deve parlare di rischio zero (che non esiste), ma di rischio mediamente più contenuto rispetto alle azioni. La differenza più importante, infatti, non sta tanto nella sicurezza di avere un ritorno ma nel meccanismo di base: le obbligazioni offrono condizioni prestabilite in partenza, sia in termini di rendimento che di scadenza.

Molto note sono anche le quote di FONDI COMUNI DI INVESTIMENTO. I risparmiatori acquisiscono una quota di un fondo, amministrato da una società di gestione. Per la stessa logica, anche le quote di ETF  (Exchange Traded Funds) sono strumenti finanziari, sempre più utilizzati. Gli ETF (acronimo di Exchange Traded Funds) sono FONDI o SICAV a basse commissioni di gestione negoziati in Borsa come le normali azioni. Si caratterizzano per il fatto di avere come unico obiettivo quello di replicare fedelmente l’andamento e quindi il rendimento di indici azionari, obbligazionari o di materie prime.

Azioni, obbligazioni e fondi sono strumenti piuttosto conosciuti, ma la gamma di strumenti finanziari è molto ampia. Ce ne sono molti altri, utilizzati per molteplici obiettivi, dal riequilibrio del portafogli alla speculazione.

Sono strumenti finanziari i titoli negoziati sul mercato monetario, che in sostanza, investono sul rialzo o sul ribasso di una determinata valuta o di un paniere di valute. Anche se meno noti – specie nelle loro tecnicalità – è molto probabile che un risparmiatore medio abbia sentito nominare almeno una volta FUTURES, SWAP e OPTIONS,

I FUTURES sono contratti in cui chi acquista si impegna a comprare una determinata quantità di un bene (detto sottostante) in una data e a un prezzo predefiniti. I futures sono contratti standardizzati che, come le opzioni, sono stipulati fra due parti ad un prezzo fisso e ad una data di scadenza. Si tratta di un contratto per consegnare un prodotto sottostante in un momento concordato futuro ad un prezzo concordato, da cui il nome. I futures sono contratti DERIVATI perché il prodotto sottostante non è di proprietà. Il loro valore, invece, si ottiene dal prezzo di un’attività sottostante. Quest’ultima può essere un indice, uno strumento finanziario o una materia prima. I futures sono quindi strumenti che tentano di prevedere e anticipare rialzi o ribassi futuri.

Gli SWAPS sono contratti in cui le controparti si scambiano flussi di cassa, più precisamene la differenza tra le rispettive operazioni a condizioni prestabilite. I contratti swap rientrano nella categoria dei DERIVATI, ovvero contratti che si basano (o si costruiscono) su altri strumenti. In prima approssimazione, per comprendere cos’è uno swap basta tradurre dall’inglese il verbo “to swap”, in italiano: “scambiare qualcosa con qualcos’altro”. Lo swap è infatti un contratto con il quale le due controparti A e B decidono di scambiarsi somme di denaro (più comunemente la differenza tra queste ultime) in base alle specifiche del contratto stesso, specifiche che determinano la classificazione per tipologie dei contratti swap.

Le OPTIONS  sono strumenti finanziari che conferiscono il diritto di comprare (opzione “call”) o vendere (opzione “put”) un asset a una data scadenza e a un prezzo fissato. Le opzioni quindi sono un particolare tipo di strumento derivato che dà la possibilità di acquistare o vendere uno specifico bene sottostante, oggetto del contratto di opzione, ad un prezzo stabilito. La possibilità (da cui “opzione”) di acquistare o vendere rappresenta quindi un diritto per il sottoscrivente e non un obbligo, fattore che restituisce grande versatilità alle opzioni.

FUTURES, SWAP e OPTIONS sono tutti strumenti DERIVATI che possono riguardare altri strumenti finanziari, valute, materie prime, indici.   

Negli investimenti, esistono asset class alternative alle classiche obbligazioni e azioni. Sono HEDGE FUND, PRIVATE EQUITY, REAL ESTATE per esempio.

Non tutti hanno come sole opzioni di investimento azioni, obbligazioni o fondi comuni, ma esistono altre scelte che possono portare a una buona diversificazione del proprio portafoglio, soprattutto per fasce di reddito alto o investitori istituzionali. Si tratta di diverse tipologie di investimenti alternativi, che possono accontentare tutti i gusti e tutte le necessità ma solo a determinate condizioni.

Sotto la categoria degli investimenti alternativi gli HEDGE FUND, PRIVATE EQUITY, REAL ESTATE,VENTURE CAPITAL e MATERIE PRIME, ma anche prodotti esclusivi come opere d’arte, francobolli e alcolici di pregio per fare qualche esempio. Insomma, tutti asset che si distinguono dalle modalità più classiche per liquidità, complessità e strategie di gestione. Su quest’ultimo punto in particolare va fatta una precisazione: essendo attività complicate, ad alta volatilità e con alti rischi, è necessaria una gestione attiva che consenta di verificarne costantemente l’andamento, per intervenire con azioni correttive dove serve.

Quindi vanno previsti costi non indifferenti da corrispondere ai professionisti che hanno le competenze necessarie nella gestione di strumenti di questo tipo.

Gli investimenti alternativi sono ottime risorse per diversificare il proprio portafoglio, anche se sono meno regolati rispetto agli asset classici. La bassa correlazione con i mercati tradizionali e con i relativi strumenti porta gli investimenti alternativi ad essere meno influenzabili dai rischi sistemici insiti nei mercati. Ecco perché, avendo anche potenziali rendimenti maggiori degli investimenti standard, quelli alternativi portano indubbi vantaggi in termini di diversificazione. Vanno però maneggiati con cura per integrare le asset class “standard”, soprattutto se non siamo investitori ad alto o altissimo reddito, perché presentano giocoforza dei rischi maggiori. Se un’azione o un’obbligazione sono in una fase di bassa performance, un hedge fund o un private equity possono compensare queste perdite sul lungo periodo.

Va precisato che la natura stessa di questi asset implica che ci siano pochi scambi e quindi bassi volumi, soprattutto perché non esiste un mercato pubblico che li regola e perché non ci sono tantissime persone nel mondo che alimentano il mercato privato. Per lo meno non quanto accade con azioni e obbligazioni. Quindi chi li acquista deve mettere in conto un certo lasso di tempo per riuscire a venderli, basti pensare agli immobili. Questo basso livello di volumi per la compravendita ha come conseguenza la difficoltà nel procurarsi dati, prospetti, analisi, trend storici e approfondimenti sugli investimenti alternativi.

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