Nell’ambito del sistema bancario nazionale ed internazionale si sente spesso parlare di crediti NPL, ovvero di crediti deteriorati, una problematica che affligge le banche ma che ha ripercussioni su tutta l’economia nazionale. In realtà sarebbe più corretto dire che l’elevato stock di NPL identifica una situazione economica avversa, che ha origine nel periodo di recessione iniziato nel 2008. La scarsa liquidità del mercato secondario e l’inefficienza dei processi giudiziari per ciò che concerne le tempistiche per il recupero dei crediti hanno ulteriormente peggiorato la situazione.
Oggi il management di portafogli di esposizioni problematiche è una professione vera e propria, svolta da profili esperti in diritto bancario e in possesso di specializzazioni relative al mercato dei crediti deteriorati. Prima di entrare nell’ambito dei Non Performing Loans, dei crediti deteriorati netti, delle deifinizioni e delle relative caratteristiche è necessario fare un piccolo passo indietro in quella che identifica la macrocategoria in cui si inseriscono gli NPL. La macro-categoria in questione viene indicata con un altro acronimo, NPE, che identifica i Non Performing Exposures.
Si tratta delle esposizioni creditizie deteriorate, per le quali la Banca d’Italia, nel 2008, ha stabilito la seguente classificazione:
- Esposizioni scadute (PD – Past Due) – Nella categoria PAST DUE (esposizioni scadute e/o sconfinanti) rientrano le esposizioni per cassa, diverse dalle sofferenze, e le inadempienze che alla data della segnalazione risultano scadute o sconfinanti da oltre 90 giorni.
- Inadempienze probabili (UTP – Unlikely To Pay) – Nella categoria UNLIKELY TO PAY (inadempienze probabili) rientrano le esposizioni per le quali, secondo il giudizio della banca, è improbabile l’adempimento integrale delle obbligazioni creditizie da parte del debitore senza il ricorso a particolari azioni.
- Sofferenze (NPL – Non Performing Loans) – In parole semplici potremmo dire che per gli NPL si tratta di crediti, vantati dalle banche, che i debitori non sono più in grado di pagare. Nel linguaggio bancario vengono chiamati anche prestiti non performanti, ovvero crediti deteriorati o crediti inesigibili e includono mutui, finanziamenti e prestiti per i quali la riscossione è incerta, sia in termini di rispetto della scadenza e sia rispetto alla somma.
Il non adempimento può riguardare il capitale oppure gli interessi; o anche entrambi. Si tratta quindi di esposizioni verso soggetti in stato di insolvenza (o condizioni equiparabili). I crediti deteriorati limitano la capacità delle banche di erogare nuovi prestiti, per cui comportano ripercussioni negative sulla redditività e la solidità dell’ente creditizio stesso.
Tali ripercussioni si riversano anche su altri settori dell’economia del Paese, ostacolando lo sviluppo e l’occupazione.
Dopo aver parlato dei crediti NPL, della definizione e di quelle che sono le peculiarità cerchiamo di capire l’origine delle ‘Sofferenze’. I crediti non performing vengono determinati dalla difficoltà economica di persone e imprese, le quali si ritrovano in condizioni finanziarie tali per le quali non sono più in grado di assolvere gli obblighi relativi ai prestiti ricevuti. Come accennato in precedenza, gli NPL rappresentano un problema per la banca, per la sua stessa solidità. Allo stesso tempo un elevato numero di crediti deteriorati può rappresentare una minaccia seria per l’economia dell’intero Paese. L’ente creditizio è sottoposto ad una serie di vincoli che fanno riferimento al bilancio, alla redditività e al capitale; vincoli che la banca rischia di non rispettare proprio a causa dei Non Performing Loans. Cerchiamo di comprendere meglio il discorso attraverso qualche dato numerico.
L’aumento progressivo dei crediti deteriorati è attribuita alla fase di recessione del secondo dopoguerra; una fase che a partire dalla fine del 2008 ha gravemente danneggiato l’economia italiana; una fase dalla quale il nostro Paese ancora non è riuscito ad uscirne completamente. Ad aggravare ulteriormente la situazione le pratiche NPL, le lungaggini della giustizia e della burocrazia che determinano tempi altrettanto lunghi per il recupero dei crediti. Tra i fattori che hanno influito negativamente sul settore NPL anche il bid-ask spread, ovvero la differenza tra i prezzi di vendita dei crediti deteriorati, fissati dalle banche, e i prezzi ai quali gli operatori specializzati erano disposti ad acquistare quegli stessi crediti. C’è da dire che, alla luce di una situazione tutt’altro che semplice per gli npl delle banche, nel 2015 il governo ha attuato una serie di riforme finalizzate ad accorciare le tempistiche e a snellire le procedure relative ad alcune operazioni, quali ad esempio le esecuzioni immobiliari e i fallimenti.
Detto questo analizziamo adesso la vera e propria babele di nomi spesso adoperati impropriamente o come sinomini che non tutti conoscono o comprendono efficacia e attività.
NPE, NPL, UTP, Past Due, Sofferenze, Crediti deteriorati, Inadempienze Probabili, Crediti Scaduti e Sconfinanti, Bad Loans; questi sono i termini principali con cui sono appellati i crediti deteriorati vantati da banche, altri intermediari finanziari ed SPV (Special Purpose Vehicle). Una vera e propria babele di nomi spesso adoperati impropriamente o come sinomini. Il problema è che dietro a questi nomi vi è un ammontare enorme di crediti di diversa tipologia – oltre 400 miliardi di euro, pari a circa il 22% del PIL italiano 2021 ed a circa il 15% dell’attuale debito pubblico italiano – in parte minore nei Bilanci delle banche ed in parte maggiore in quelli di altri intermediari finanziari (es. società ex art. 106 T.U.B.) e società (SPV) dietro le quali vi sono investitori esteri ed italiani che negli anni hanno investito pesantemente per acquistarli. A fronte di questi crediti vi sono poi altrettanti debitori, rappresentati da società e da consumatori.
Risulta fondamentale quindi fare chiarezza, specie laddove la controparte non è rappresentata da società medio grandi bensì – come è nella maggioranza dei casi in termini di numero di pratiche – da consumatori e da piccoli imprenditori. Si tratta di categorie di cui occorre prendersi particolarmente cura perché spesso si trovano a gestire situazioni nuove, impreviste e complesse non detenendo una conoscenza specifica delle tematiche di recupero crediti e attraversando una situazione di disorientamento di fronte a una tale babele di nomi.
Più in particolare, in molti non sanno che se il proprio debito è classificato tra i Crediti Scaduti e Sconfinanti la probabilità che il creditore azioni le vie legali è praticamente nulla; se invece è classificato tra le Inadempienze Probabili la probabilità è minima mentre se è classificato tra le Sofferenze tale probabilità è altissima, con tutte le conseguenze del caso che una persona non avvezza al contesto giudiziario dovrà poi fronteggiare.
Risulta quindi fondamentale adoperare un linguaggio semplice, chiaro ed allo stesso tempo utilizzare una terminologia rigorosa seguendo un approccio trasparente e professionale verso i consumatori. Dire ad una persona “il suo debito è classificato tra gli NPL” senza spiegare se si tratti di un Credito Scaduto e Sconfinante, di una Inadempienza Probabile o di una Sofferenza, è un errore poiché, le differenze sul piano della gestione del credito sono enormi.