INVESTE TUTTI I RISPARMI IN AZIONI VENETO BANCA: RISARCITA DALL’ISTITUTO DI CREDITO

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Corte d’Appello di Bari ha condannato l’Istituto di credito a risarcire integralmente il danno patito dall’investitrice

L’investitrice, si lamentava di non essere stata adeguatamente informata dalla banca sulla natura dell’investimento e che non le era stato nemmeno riferito dell’alta rischiosità dell’operazione finanziaria che si accingeva a compiere.

La Banca, infatti, al momento dell’investimento, si era limitata a fornire alla cliente la solita documentazione di rito il cui contenuto la stessa risparmiatrice non aveva compreso, non avendone né le competenze né le conoscenze, e di fatto avventurandosi in una rischiosissima operazione finanziaria, di cui ignorava la pericolosità, che inevitabilmente le aveva fatto perdere l’intero capitale investito.

Secondo la Corte, infatti, la dichiarazione sottoscritta dall’investitore “di riconoscersi nei profili di esperienza e di obiettivo di investimento assegnati, non ha valore confessorio né è sufficiente a dimostrare l’adempimento degli obblighi informativi da parte dell’intermediario”.

La pronuncia della Corte d’Appello di Bari è destinata a diventare un importante precedente in materia, e pone a carico della banca l’obbligo di dimostrare di aver informato in modo adeguato e dettagliato l’investitore sui rischi ai quali va incontro con l’investimento, addirittura non essendo sufficiente, a tal fine, nemmeno la firma del cliente sui consueti modelli informativi. In sostanza la banca deve sempre provare che l’investitore ( spesso una persona priva di conoscenze in materia finanziaria) abbia compreso in modo inequivocabile la natura dell’investimento e i rischi connessi, e deve altresì provare che quello specifico investimento sia adeguato alla persona che lo compie, ossia che quest’ultima abbia la necessaria competenza ed esperienza per poter eseguire operazioni finanziarie così ardite.

Infatti, secondo la Corte d’Appello di Bari, nella sentenza n. 1250/2022, la documentazione prodotta dalla Banca deve ritenersi insufficiente a dimostrare il rispetto degli obblighi informativi”. Peraltro “l’attrice aveva dimostrato che le azioni acquistate, a seguito della messa in liquidazione coatta amministrativa dell’emittente Veneto Banca, avevano azzerato il loro valore, sicché il danno può dirsi accertato, così come deve ritenersi dimostrato anche il nesso di causalità in quanto deve presumersi che laddove l’investitrice avesse conosciuto la reale consistenza del rischio del prodotto non avrebbe provveduto affatto all’acquisto”.

La Corte d’Appello di Bari pone un importante tassello a tutela dei consumatori i quali non devono sentirsi inermi dinanzi al potere delle banche, avendo ogni strumento per poter tutelare i propri diritti e veder risarciti i danni subiti.

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