IL FENOMENO DELL’USURA BANCARIA

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Il fenomeno dell’usura, da qualsiasi ambito di indagine lo si voglia considerare, ha rappresentato una fonte inesauribile di questioni che hanno attratto più attenzioni.

I primi riferimenti alla pratica dell’usura si rinvengono nei testi dell’India antica (dal 2000 a.C. in poi), nei quali ripetutamente si definisce usuraio chiunque presta denaro contro un interesse, evidenziando un radicato disprezzo per una tale prassi.

Si noti come non si faccia riferimento all’entità degli interessi stessi, ma semplicemente alla loro richiesta, già da subito evidenziando la sostanziale differenza con il concetto moderno di usura.

Nel Medioevo indicava qualsiasi interesse preteso per prestiti in denaro o in natura. Come tale l’u., che era stata disciplinata dal diritto romano, fu considerata peccato dalla teologia morale cristiana e venne a lungo vietata da numerosi concili ecclesiastici e dalla normativa dei poteri laici. Le norme contro l’usura furono aggirate mediante stratagemmi diversi consistenti nel presentare il prestito come una vendita revocabile del bene che in realtà costituiva il pegno del prestito, oppure giocando sul tasso di cambio tra le diverse monete in modo da nascondervi l’interesse.

Il tasso di usura

Ai giorni nostri, il tasso di usura è considerato un interesse che eccede il limite ammesso dalla legge, ovvero supera il tasso effettivo globale medio stabilito trimestralmente dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. In parole povere, si parla di tasso d’usura quando ad un finanziamento viene applicato un tasso di interessi che in relazione a dei prestabiliti parametri, risulta molto alto. Nel linguaggio comune, il termine usura viene utilizzato per indicare prestiti di denaro illeciti, concessi dagli usurai a persone con gravi difficoltà economiche.

Ma in realtà, nella terminologia legale, si applica a situazioni ben più ampie e può riguardare anche istituti di credito.

Vediamo nel dettaglio cos’è il tasso d’usura, quali sono i soggetti che rischiano di incappare nel tasso usurario e come agire per via legale nel caso in cui si sospetti di esserne stati vittima.

Cos’è un tasso d’interessi usurario?

Quando si sottoscrive un mutuo, il mutuatario si obbliga a restituire all’istituto finanziario che ha concesso il finanziamento, il capitale ricevuto in prestito più gli interessi passivi, nei tempi e nei modi contenuti nel piano di ammortamento.

Un interesse è usurario quando il tasso di riferimento, sul quale è calcolato, è eccessivo, non in relazione ad una percezione personale, ma bensì a specifici parametri identificati dalle autorità di controllo.

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze, nel rispetto della Legge sull’usura (n. 108/1996), ha il compito di rilevare trimestralmente il cosiddetto tasso effettivo globale medio (TEGM) praticato dalle banche e dagli istituti finanziari per specifiche operazioni nel corso del trimestre precedente. L’aumento del TEGM di un quarto, con un margine aggiuntivo del 4%, definisce il limite oltre il quale gli interessi si ritengono usurari.

Al fine di non sfociare nel reato di usura, la differenza tra il limite e il tasso effettivo medio globale non deve superare gli 8 punti percentuali.

Il TEGM è un indice parametrato a ciascuna categoria di operazione finanziaria ed è consultabile sulla Gazzetta Ufficiale, ma anche sul sito della Banca d’Italia e su quello del Ministero dell’Economia e Finanza.

In questo modo, tutti possono averne accesso e tutelarsi nell’eventualità in cui si è caduti nella trappola del tasso usurario.

Le tabelle, con i valori del TEGM per il trimestre in corso, sono di facile lettura e riportano da sinistra verso destra i seguenti dati:

  • La data di inizio e fine trimestre, ovvero il periodo di validità del tasso effettivo medio globale;
  • La categoria di operazione cui si riferisce il TEGM, che vedremo più avanti;
  • La classe d’importo cioè il range in denaro entro cui ricade ciascuna operazione su cui applicare il tasso medio e il tasso soglia corrispondenti;
  • Il tasso medio che indica il tasso effettivo globale medio stabilito dai decreti trimestrali ministeriali;

Il tasso soglia al di sopra del quale il tasso applicato è da considerarsi usurario ai sensi dell’art. 2 della Legge n. 108 del 1996.

I soggetti passivi dell’usura sono tuti i soggetti che hanno rapporti con prodotti finanziari.

Come già spiegato in precedenza, il tasso d’usura non riguarda esclusivamente gli ambienti della malavita organizzata, che sfrutta situazioni economiche disperate per chiedere interessi esorbitanti molto spesso irraggiungibili.

Dato che anche le banche e gli istituti di credito possono essere considerati potenziali usurai di fronte alla legge, ne consegue che una categoria di clienti molto ampia può rientrare nel rischio di usura.

Il Ministero dell’Economia e Finanza ha individuato molteplici operazioni finanziarie dove può verificarsi l’applicazione di un tasso usurario, vediamole insieme (fonte. Banca d’Italia):

  • Aperture di credito in conto corrente;
  • Finanziamenti alle imprese effettuati dalle banche o da intermediari non bancari, come anticipi su crediti e sconti commerciali;
  • Crediti personali alle famiglie da parte delle banche;
  • Mutui ipotecari a tasso fisso e mutui ipotecari a tasso variabile;
  • Factoring e leasing;
  • Prestiti contro cessione del quinto dello stipendio;
  • Finanziamento per l’acquisto rateale e credito revolving.

Chi non ha dimestichezza con il calcolo degli interessi bancari, potrebbe erroneamente pensare che soltanto un esperto in finanza sia in grado di capire quando un tasso d’interessi è da considerarsi usurario, ma così non è.

Se, ad esempio, sei alle prese con la scelta del mutuo, puoi innanzitutto confrontare diversi preventivi e soprattutto prestare particolare attenzione al valore del TAEG (Tasso Annuo Effettivo Globale). Questa percentuale, oltre ad includere il valore del tasso d’interessi, comprende anche tutte le altre spese correlate all’accensione del mutuo, ovvero rappresenta il costo totale del finanziamento e di conseguenza è il metro di paragone in grado di far pendere l’ago della bilancia dalla parte di un mutuo piuttosto che un altro.

Le vittime del tasso d’usura possono, ovviamente, intraprendere un’azione legale contro l’Istituto con cui hanno sottoscritto il contratto di finanziamento, non oltre i 10 anni dal rimborso del mutuo o dalla chiusura del conto corrente.

L’onere della prova è a carico della vittima: quindi sarà compito del cliente  chiedere una perizia di un esperto contabile per confermare l’accusa.

Il comma 2 dell’art. 1284 del Codice Civile, per quanto riguarda i mutui, prevede: “Se sono convenuti interessi usurari, la clausola è nulla e gli interessi sono dovuti solo nella misura legale”. Ciò significa che il debitore non è più tenuto alla restituzione degli interessi, ma solo a restituire il capitale ottenuto in prestito.

L’usura bancaria, come è una materia disciplinata anche dal codice penale, il quale nell’art. 664, inserito grazie alla legge n. 108 del 1996 che prevede la reclusione da 2 a 10 anni e una multa da 5.000 a 30.000€ come pena contro chi applica tassi di interesse usurari.

Maggiori informazioni:

☎ 0422 456003 – 0422 451267 📩 segreteria@centrodirittobancario.it
☎ numero verde gratuito 800 600 955

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Consulente Legale partner accreditato al Centro Diritto Bancario esperto in Diritto Penale. Si occupa in modo esclusivo della materia penale, sia assumendo mandati difensivi, che prestando attività di consulenza stragiudiziale, prevalentemente nell’ambito della c.d. criminalità economica in materia bancaria, fallimentare in generale, dei reati tributari, falso in bilancio e altro. Ha approfondito le proprie competenze in diritto penale dell’economia con un focus particolare, proprio il settore dei cosiddetti white-collar crime, associato ad una specifica competenza maturata nei procedimenti per ipotesi di usura.